Prova in mare - Comet 51S – La prova in mare
Come tutti i progetti dello studio Vallicelli, il Comet 51 S (Sport) colpisce innanzitutto per la proporzione delle linee, caratterizzate da bordi liberi contenuti e da una tuga bassa e corta, raccordata al ponte con curve morbide e arrotondate. Una tuga dal design pulitissimo che, pur garantendo adeguate altezze interne, rende particolarmente snella la vista laterale, oltre ad ampliare le superfici vivibili della coperta. Sebbene siano evidenti i richiami alla formula IMS, come le uscite alte sull’acqua, il centro di carena arretrato e la pala del timone in posizione avanzata, non ci sono quelle forzature tipiche dei progetti precendenti: anziché stretto e con fianchi verticali, lo scafo del Comet 51 S ha viceversa un baglio massimo di 4,70 metri, con murate un po’ svasate the servono a contenere l’area immersa; mentre sia il dritto di prua sia lo specchio di poppa non sono a piombo, bensì leggermente inclinati. Pur contando su una buona stabilita di forma, il Comet 51 S dispone inoltre di una percentuale di zavorra che, per il bulbo standard con pescaggio di 2,60 metri, si attesta a 140% del dislocamento. Previste altre due opzioni di chiglia, sempre con siluro e pescaggio ridotto a m 2,20 (esemplare della prova), oppure con ala trapezioidale senza siluro e pescaggio di 3 metri. In definitiva, il Comet 51 S è un bel progetto che abbina it comfort e l’estetica a prestazioni di rilievo.
COSTRUZIONE: tutto sandwich sia per lo scafo sia per la coperta, con anima in termanto e balsa incollata sottovuoto alle pelli, laminate con tessuti biassiali e unidirezionali, e resina poliestere. Per una maggiore protezione dall’osmosi, nei primi due strati esterni viene impiegata vinilestere. Del tutto assenti i controstampi strutturali, l’ossatura di rinforzo e costituita da madieri e longheroni resinati alla scocca; le paratie sono invece resinate solo alto, scafo, ma non alla coperta che e rivestita all’interno con it cielino controstampato. ll bulbo e in piombo con piastra di attacco in acciaio inox che si intesta sull’impronta nella carena. In pieno di inox anche l’asse del timone, con frenelli e settore a farfalla. Curate le finiture, pur con quelle sbavature tipiche dei prototipi.
PIANO VELICO: rispetto al progetto originale, che prevede un triangolo di prua con sovrapposizione, l’esemplare della prova disponeva di solo piano velico crocieristico, con lande a murata e di conseguenza fiocco al 100%. Una scelta che, togliendo circa 25 mq di tela, penalizza le prestazioni con le ariette e preclude quelle prerogative sportive insite net progetto. In fondo, per facilitarsi le manovre nulla toglie di montare un genoa senza sovrapposizione anche con le lande interne. L’armo è frazionato a 9/10 con tre ordini di crocette acquartierate senza volanti né stralletto.
COPERTA: pulito e vivibile in tutta la sua estensione, il piano di coperta del Comet 51 S sfoggia un singolo pozzetto con poppa aperta. Uno spazio lungo be quattro metri, a cui si sommano i 60 cm del corridoio di accesso agli interni, ai piedi del quale è ricavato il vano per l’autogonfiabile. Le panche lunghe 235 cm offrono quattro comode sedute per lato. Oltre ai due gavoni ricavati sotto le panche è presente un portello di accesso al circuito dei frenelli: un volume poco profondo ma largo che, insieme con la cala vele di prua, contribuisce a uno stivaggio abbondante. La disposizione delle manovre rispetta il doppio uso crociera-regata, con i due winch di scotta ben dimensionati al centro delle panche, due dei quali dedicati alla randa con circuito alla tedesca sdoppiato su entrambi i lati. Stesso discorso vale per la ripartizione degli spazi del Comet 51 S che, grazie alla tuga corta e ai passavanti larghi circa un metro nella zona centrale, granisce ampi prendisole e al contempo la massima libertà di movimenti a un equipaggio numeroso. In sostanza un ponte “mediterraneo”.
INTERNI: nonostante l’ampio pozzetto, gli interni del Comet 51 S sono ariosi e ben ripartiti. Ciò si deve alla larghezza delle sezioni che ha permesso di supplire al ridotto sviluppo longitudinale. Trovano quindi posto una comoda dinette a C con panca contrapposta e, sull’altro lato, una zona carteggio?living con due poltroncine e tavolo nel mezzo. Le cabine di poppa fruiscono a loro volta dell’ampiezza delle sezioni, con cuccette di forma regolare molto larghe in testa e sul fondo. Buona anche l’aerazione, assicurata da un boccaporto, oltre che dall’oblò rivolto verso il pozzetto. Ai piedi della scala, sulla dritta si sviluppa la cucina a L, fornita di numerosi stipetti e di un grande piano di lavoro. Sulla sinistra, la toilette di poppa, con una disposizione funzionale dei sanitari. A prua, dove i volumi tendono a stringere, si è al contrario giocato sullo sviluppo prua-poppa, con una cabina armatoriale lunga 3,70 metri e bagno interno con annessa zona doccia.
Altro aspetto ben risolto è quello delle altezze: con una tuga così bassa si resta infatti sorpresi dai quasi 2 metri in quadrato.
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